Malattie Rare Polmone Sicilia https://www.polmoraresicilia.it Responsive Medical Health WordPress Theme Thu, 28 Mar 2019 09:44:08 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.25 Fibrosi polmonare idiopatica, nuovi dati sui benefici del pirfenidone https://www.polmoraresicilia.it/2019/03/28/fibrosi-polmonare-idiopatica-nuovi-dati-sui-benefici-del-pirfenidone/ Thu, 28 Mar 2019 09:42:05 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4143 Uno studio greco, in ambito real-life, ha evidenziato i benefici del farmaco in una coorte dove erano inclusi pazienti con malattia grave e comorbilità, a differenza di quanto avviene nei trial farmaceutici

Creta – I pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica trattati con pirfenidone hanno mostrato un aumento del tasso di sopravvivenza a 3 anni rispetto a quelli trattati senza agenti antifibrotici, e il beneficio è stato notevole: il 30% in più. Il dato è ancora più interessante perché proviene da uno studio real-life (nel mondo reale), pubblicato recentemente sulla rivista BMC Pulmonary Medicine da un team di studiosi del Dipartimento di Medicina Respiratoria presso l’Ospedale Universitario di Heraklion, sull’isola greca di Creta. L’effetto del pirfenidone sulla sopravvivenza è stato rilevante, se si tiene conto che nella coorte sono stati inclusi pazienti con malattia grave e comorbilità, a differenza di quanto avviene nei trial farmaceutici.

La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è una malattia rara di eziologia sconosciuta, caratterizzata da fibrosi progressiva e irreversibile dell’interstizio polmonare. La prevalenza stimata dell’IPF, in Europa e Nord America, va dai 3 ai 9 casi su 100.000 persone. Il pirfenidone è un farmaco somministrato per via orale con effetti antifibrotici, anti-infiammatori e antiossidanti che è stato approvato in Europa nel 2011 e negli Stati Uniti nel 2014 per il trattamento dell’IPF.

Lo studio, osservazionale e retrospettivo, ha valutato 82 pazienti IPF con un’età media di 74,9 anni, in cura nel centro di Creta tra il 2011 e il 2016. Il 64,7% erano fumatori o ex fumatori, che hanno dichiarato di consumare in media 43,5 pacchetti all’anno. La capacità vitale forzata (FVC) media era dell’81,5%, e l’8,5% dei pazienti aveva una malattia avanzata. La comorbilità più comune era ipertensione sistemica (64%), seguita da malattia da reflusso gastroesofageo (47%), cardiopatia ischemica (30%), insufficienza cardiaca (28%), fibrosi polmonare combinata a enfisema (21%), ipertensione polmonare (13%) e tumore ai polmoni (2%). Questi pazienti erano naïve al trattamento e sono stati sottoposti a terapia con 2.403 mg al giorno di pirfenidone per almeno 3 mesi.

I ricercatori, senza escludere i pazienti che avevano interrotto il trattamento per diverse ragioni, hanno osservato un alto tasso di sopravvivenza a 3 anni: il 73%. L’analisi finale ha messo a confronto i dati di sopravvivenza relativi a 75 pazienti di questa coorte con quelli di 136 pazienti con IPF di un centro inglese, il Royal Brompton Hospital, non trattati con pirfenidone. In seguito all’esclusione dei casi gravi (DLCO minore del 30%), la sopravvivenza nella coorte greca si è dimostrata migliore rispetto a quella inglese, e anche dopo un aggiustamento dell’analisi per età, sesso e capacità vitale forzata, è rimasta comunque più alta.

Il profilo di sicurezza del pirfenidone è risultato simile rispetto ai dati pubblicati in precedenza, ed è stato registrato un tasso inferiore di interruzione del trattamento a causa di reazioni di fotosensibilità. Un attento counselling e una gestione dei possibili effetti avversi – hanno consigliato gli studiosi greci – possono ridurre la necessità che i pazienti interrompano il trattamento con pirfenidone. Per valutare l’effetto del farmaco sulla progressione della malattia saranno comunque necessari ulteriori studi in ambito real-life, con un numero maggiore di quei pazienti la cui inclusione nei trial farmaceutici è improbabile.

 

FONTE: OMAR

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IPF, iniziato il programma di sviluppo di Fase III del farmaco GLPG1690 https://www.polmoraresicilia.it/2019/03/28/ipf-iniziato-il-programma-di-sviluppo-di-fase-iii-del-farmaco-glpg1690/ Thu, 28 Mar 2019 09:40:36 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4140 Le sperimentazioni ISABELA 1 e 2 vedranno arruolati 1.500 pazienti in tutto il mondo

Mechelen (BELGIO) – Il primo paziente con fibrosi polmonare idiopatica (IPF) ha ricevuto il farmaco GLPG1690 all’interno del programma di sviluppo clinico globale, di Fase III, denominato ISABELA. Ad annunciarlo è stata l’azienda farmaceutica Galapagos NV. “La notizia di oggi dimostra ancora una volta il nostro impegno per il rapido avanzamento del nostro franchising IPF, inclusi gli studi ISABELA e PINTA. Siamo entusiasti per il riscontro ricevuto dai siti partecipanti e dagli esperti, che sottolinea la necessità di nuovi trattamenti per affrontare i rimanenti, grandi bisogni insoddisfatti nella IPF”, ha detto il dr. Walid Abi-Saab, Chief Medical Officer di Galapagos.

La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è una malattia fibrotica dei polmoni, cronica e inesorabilmente progressiva, che colpisce in genere gli adulti di età superiore ai 40 anni. Ci sono circa 200.000 pazienti con IPF negli Stati Uniti e in Europa, e si prevede che il numero cresca man mano che la diagnosi migliorerà. La prognosi clinica dei pazienti con IPF è infausta, poiché la sopravvivenza media alla diagnosi è di 2-4 anni. Ad oggi non è stata ancora trovata una cura per l’IPF e l’attuale strategia di trattamento mira a rallentare la progressione della malattia e a migliorare la qualità di vita dei pazienti.

GLPG1690 è una piccola molecola sperimentale, un inibitore selettivo dell’autotassina, brevettato da Galapagos. Nello studio di Fase IIa FLORA, i pazienti in trattamento con GLPG1690 hanno mostrato un miglioramento nella capacità vitale forzata (FVC) dopo 12 settimane, con un incoraggiante profilo di sicurezza del farmaco. GLPG1690 ha ricevuto la designazione di farmaco orfano per l’IPF dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e dalla Commissione Europea (CE).

Il programma di Fase III ISABELA è costituito da due studi clinici, ISABELA 1 e ISABELA 2, e arruolerà in totale 1.500 pazienti con IPF. Il reclutamento sarà a livello mondiale, con una percentuale significativa di pazienti negli Stati Uniti e in Europa. I pazienti continueranno con il loro standard di cura e saranno randomizzati per ricevere GLPG1690 o placebo. L’endpoint primario sarà il tasso di declino della FVC (in mL) fino alla settimana 52. Le valutazioni secondarie includeranno ospedalizzazioni legate all’apparato respiratorio, mortalità, qualità di vita e sicurezza e tollerabilità del farmaco.

Tutti i pazienti continueranno il loro trattamento fino a quando l’ultimo paziente nel rispettivo studio avrà completato 52 settimane di trattamento. Pertanto, alcuni pazienti rimarranno nello studio per un periodo considerevolmente più lungo di 52 settimane. Questo approccio consentirà la valutazione di eventi clinici meno frequenti, che sono altrimenti difficili da valutare in studi convenzionali della durata di un anno.

Galapagos è una società impegnata nella scoperta e nello sviluppo di piccole molecole con nuove modalità d’azione, tre delle quali stanno mostrando risultati promettenti per i pazienti e sono attualmente in fase avanzata di sviluppo per diverse malattie. La pipeline di Galapagos comprende molecole in via di studio per infiammazione, fibrosi, osteoartrosi e altre indicazioni. L’ambizione di Galapagos è quella di diventare un’azienda biofarmaceutica leader a livello mondiale, focalizzata sulla scoperta, lo sviluppo e la commercializzazione di farmaci innovativi.

 

FONTE: OMAR

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Prima giornata italiana dei pazienti IPF e Malattie Rare Polmonari https://www.polmoraresicilia.it/2018/09/27/prima-giornata-italiana-dei-pazienti-ipf-e-malattie-rare-polmonari/ Thu, 27 Sep 2018 09:04:45 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4125

PRIMA GIORNATA ITALIANA DEI PAZIENTI IPF E MALATTIE RARE POLMONARI

“UN RESPIRO NON È E NON DEVE ESSERE DATO PER SCONTATO”

Si è tenuta il 23 settembre 2018 la Giornata Italiana IPF e Malattie Rare Polmonari, dedicata a tutti i pazienti affetti da patologie rare che colpiscono l’apparato respiratorio.

Lo scopo di questa giornata è stato quello di riunire pazienti da tutta la sicilia, associazioni e operatori sanitari per collaborare insieme, cercando soluzioni per costruire un futuro migliore.

In occasione di questa giornata i medici della U.O.P.I per le Interstiziopatie e le Malattie Rare del Polmone, del Policlinico Universitario G. Rodolico di Catania, e i volontari dell’associazione RespiRARE hanno informato ed effettuato controlli gratuiti ai presenti.

 

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IPF, la partecipazione ai gruppi di supporto ha effetti benefici sui pazienti https://www.polmoraresicilia.it/2018/07/16/4098/ Mon, 16 Jul 2018 07:45:00 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4098 Dal 2013 l’Associazione AMA fuori dal buio, in collaborazione col Centro per le malattie rare del polmone (MARP) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, ha contribuito all’avvio dei gruppi di supporto per persone con fibrosi polmonare idiopatica (IPF) e loro famigliari, con l’intento di offrire ai partecipanti un luogo e l’occasione per incontrare altre persone che vivono la stessa situazione, al fine di creare una rete di sostegno, condividere esperienze e ricevere conforto da parte di una comunità di persone in grado di comprendere l’impatto di questa malattia sulla propria vita e su quella delle persone vicine.

Durante gli incontri, che avvengono una volta al mese per la durata di due ore, i partecipanti hanno l’opportunità di raccontare le proprie storiedi esprimere i propri pensieri e sentimenti, di scambiarsi esperienze e informazioni. Quest’ultimo aspetto è molto apprezzato dai partecipanti, dal momento che ciascun componente contribuisce con informazioni preziose per gli altri, riguardanti la gestione quotidiana della propria vita con la malattia, l’accesso ai servizi e alle agevolazioni previste per le persone malate di IPF.

In un clima di rispetto reciproco, dove si garantisce la tutela della privacy, i partecipanti si scambiano idee e si confrontano, apprendendo gli uni dagli altri. La presenza di un infermiere esperto, garantisce la correttezza e l’attualità delle informazioni che circolano all’interno del gruppo.

Nel 2015 è stato condotto uno studio al fine di valutare gli effetti benefici della partecipazione al gruppo di supporto, sulla qualità della vita e il benessere psicologico, di tutti i partecipanti, malati e famigliari. Tale studio è stato pubblicato ora sul sito del National Center for Biotechnology Information(Riferimento bibliografico: D. Magnani, G. Lenoci, S. Balduzzi, G. Artioli and P. Ferri, “Effectiveness of support groups to improve the quality of life of people with idiopathic pulmonary fibrosis: a pre-post test pilot study”, Acta Biomed, vol. 88, S. 5, pp. 5-12, 2017).

Dallo studio è emerso che dopo sei mesi dall’inizio dell’esperienza, si possono notare benefici sul livello di ansia, depressione, positività, senso di controllo, sensazione di salute in generale e vitalità.

 

FONTE: OMAR

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IPF, testato con buoni risultati il nuovo farmaco pentraxina-2 ricombinante https://www.polmoraresicilia.it/2018/07/16/ipf-testato-con-buoni-risultati-il-nuovo-farmaco-pentraxina-2-ricombinante/ Mon, 16 Jul 2018 07:40:18 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4096 Testato un nuovo farmaco, la pentraxina-2 ricombinante, contro una grave malattia respiratoriadalle cause tuttora sconosciute, la fibrosi polmonare idiopatica, una patologia rara la cui diffusione è però destinata ad aumentare, complice l’invecchiamento della popolazione. I test clinici, coordinati dal professor Luca Richeldi, Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, hanno coinvolto oltre 100 pazienti e i risultati ottenuti sono stati pubblicati sulla rivista JAMA.

La sperimentazione in corso al Policlinico A. Gemelli è parte di uno studio multicentrico di portata mondiale. Presso il Gemelli è attivo un Centro di riferimento regionale per le fibrosi polmonari in cui vengono seguiti circa 300 pazienti affetti da queste patologie respiratorie.

La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia dei polmoni caratterizzata da una progressiva perdita della funzione respiratoria, che conduce alla morte generalmente per insufficienza respiratoria in media dai 3 ai 5 anni dopo la diagnosi (purtroppo solo circa il 30% dei pazienti sopravvive 5 anni dopo la diagnosi, una prognosi peggiore della maggior parte delle patologie oncologiche). Si calcola che in Italia circa 5.000 nuovi casi di malattia siano diagnosticati ogni anno. I maschi sono più frequentemente affetti delle femmine, e benché la malattia possa colpire a tutte le età, la maggioranza dei casi viene diagnosticata in persone che hanno più di 70 anni. La causa della fibrosi polmonare idiopatica è tuttora sconosciuta, anche se alcuni fattori di rischio sono stati identificati, tra cui il fumo di sigaretta, il reflusso gastroesofageo, virus respiratori ed esposizioni a inquinanti ambientali. In alcuni casi esiste una familiarità e circa il 30% del rischio di ammalarsi è su base geneticaI sintomi principali sono la fatica a respirare (soprattutto a seguito di sforzi fisici) e la tosse secca. Il sospetto diagnostico viene posto in genere sulla base di un esame Tac ad alta risoluzione del torace. Attualmente sono disponibili due farmaci (nintedanib e pirfenidone) che rallentano la progressione della malattia (la velocità di perdita della funzione polmonare).

Questo studio di Fase II ha sperimentato la sicurezza e l’efficacia di un nuovo farmaco, la pentraxina-2 ricombinante. Il farmaco, somministrato per via endovenosa ogni 4 settimane per 6 mesi in 117 pazienti e confrontato con il placebo, ha ridotto significativamente il tasso di progressione della malattia, riducendo la perdita di funzione polmonare. Inoltre, i pazienti trattati con pentraxina-2 hanno mantenuto invariata la propria capacità di esercizio fisico, misurata con i metri percorsi durante il test del cammino in 6 minuti, mentre i pazienti del gruppo placebo hanno in media camminato 30 metri in meno. Il farmaco è stato ben tollerato dai pazienti inclusi nello studio. Questi risultati molto probabilmente saranno la base di un ulteriore studio di Fase III, in cui la pentraxina-2 sarà valutata in combinazione con i farmaci già esistenti per valutarne l’eventuale beneficio aggiuntivo.

Si auspica che la fine delle sperimentazioni sarà tra meno di un paio di anni”, conclude il prof Richeldi, sottolineando che “la fibrosi presenta un meccanismo di malattia comune a molte malattie che colpiscono praticamente tutti gli organi oltre al polmone, tra cui cuore, fegato, rene e cute. Si valuta che la fibrosi sia il meccanismo causale responsabile di circa un terzo di tutte le morti a livello mondiale. Quindi la scoperta di questo nuovo farmaco potrebbe aprire a nuove possibilità di cura anche per molte altre malattie caratterizzate dalla fibrosi come meccanismo di malattia”.

“Questo studio”, sottolinea il professor Filippo Crea, Ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica e Direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari e toraciche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, “aggiunge un nuovo importante tassello alla cura di una malattia, la fibrosi polmonare, incurabile fino a pochi anni fa. È auspicabile che le conoscenze accumulate in questi ultimi anni nello studio della fibrosi polmonare possano ispirare nuovi approcci terapeutici anche nella cura di malattie di altri organi in cui sta emergendo un importante ruolo della fibrosi, a cominciare dallo scompenso cardiaco, una pandemia in rapida espansione”.

 

Fonte: OMAR

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ATS 2018 18-23 Maggio, San Diego (CA), Ricerca all’avanguardia e hot topics nelle malattie polmonari https://www.polmoraresicilia.it/2018/07/03/ats-2018-18-23-maggio-san-diego-ca-ricerca-allavanguardia-e-hot-topics-nelle-malattie-polmonari/ Tue, 03 Jul 2018 08:05:50 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4091 Oltre 14.000 tra ricercatori, medici ed educatori nel campo delle malattie polmonari pediatriche e dell’adulto, della terapia intensiva e della medicina del sonno, hanno partecipato alla conferenza internazionale che si è tenuta a San Diego dal 18 al 23 maggio.
L’incontro, giunto alla sua 114a edizione, è la più grande e duratura conferenza rivolta ai professionisti che si occupano della cura delle patologie polmonari e rappresenta un’opportunità per le persone provenienti da tutto il mondo di riunirsi per scambiare idee e aggiornarsi sugli ultimi risultati prodotti dalla ricerca.
Sono stati presentati circa 6.700 lavori tra abstract e case report e 500 sessioni con oltre 800 relatori.
Nel campo delle interstiziopatie polmonari, si sono tenute diverse sessioni scientifiche di aggiornamento sui temi di interesse più rilevante.
Sono stati presentati alcuni dati relativi ai nuovi farmaci per la Fibrosi Polmonare Idiopatica ancora in fase di sperimentazione, alcune anticipazioni sul nuovo documento ATS/ERS*/JRS/ALAT riguardante la diagnosi della IPF e moltissimi abstract dai centri di tutto il mondo.

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International Summit for Interstitial Lung Diseases (ISILD) – 2017 https://www.polmoraresicilia.it/2018/06/08/international-summit-for-interstitial-lung-diseases-isild/ Fri, 08 Jun 2018 07:45:41 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=4000 INTERNATIONAL SUMMIT FOR INTERSTITIAL LUNG DISEASES (ISILD)
Ettore Majorana Foundation, 9-12 DICEMBRE 2017
ERICE(TP)

Nello scorso Dicembre si è svolta la seconda edizione del summit internazionale sulle Interstiziopatie polmonari presso il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana ad Erice. L’incontro è stato progettato ed organizzato dal Prof. Carlo Vancheri, direttore del Centro di Riferimento Regionale per le Interstiziopatie e le Malattie Rare del Polmone del Policlinico Universitario di Catania.

Il centro Majorana è noto in tutto il mondo per l’alto profilo scientifico delle sue 123 scuole post-universitarie che spaziano tra tutti i campi della scienza, dalla medicina alla fisica, dall’astronomia alla climatologia. Dalla sua fondazione nel 1962, 76 scienziati che hanno preso parte ai corsi della fondazione sono poi stati insigniti del premio Nobel mentre 49 erano già premi Nobel.

Il summit ha regalato la grande opportunità di riunire esperti sulle interstiziopatie polmonari provenienti da tutto il mondo e di dibattere collegialmente sugli ultimi risultati della ricerca di base, sui problemi della pratica clinica quotidiana, sulle terapie attuali e future nel campo delle malattie rare del polmone.

Una delle peculiarità del summit è stata il coinvolgimento diretto di ciascuno dei partecipanti con un ruolo attivo durante le diverse giornate del programma.

Le intense e ricche sessioni scientifiche dedicate a discussioni interattive, analisi e proposte di nuove soluzioni alle criticità di questo campo, hanno portato al confronto tra i partecipanti e allo sviluppo di nuove idee e nuovi progetti.

Una cornice all’insegna della scienza.

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Identificata l’origine molecolare della fibrosi polmonare idiopatica https://www.polmoraresicilia.it/2018/06/02/identificata-lorigine-molecolare-della-fibrosi-polmonare-idiopatica/ Sat, 02 Jun 2018 11:16:38 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=3984 I fibroblasti nei pazienti con IPF hanno dimostrato di proliferare in modo simile alle cellule neoplastiche nei tumori, e il blocco del gene FOXM1 può ridurre la loro attivazione

Ann Arbor (U.S.A.) – Il blocco del gene FOXM1 può ridurre l’attivazione dei fibroblasti e il processo patologico della fibrosi polmonare idiopatica (IPF): a dimostrarlo, in un recente studio, è stato il team di Marc Peters-Golden, professore di medicina interna presso la Divisione di Medicina Polmonare e Terapia Intensiva della Michigan Medicine (USA), e del ricercatore L. Raghu Penke. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Investigation.

“Il ruolo di FOXM1 all’interno dei fibroblasti polmonari nella fibrosi polmonare non era mai stato studiato prima”, ha detto Peters-Golden. “Abbiamo dimostrato che, in linea di principio, se blocchiamo FOXM1, possiamo ridurre l’attivazione dei fibroblasti e il processo della stessa fibrosi”. L’IPF è caratterizzata da cicatrici tissutali negli organi, principalmente nei polmoni. I pazienti diagnosticati hanno in genere un’aspettativa di vita da 3 a 5 anni, e il decesso avviene più frequentemente a causa di insufficienza respiratoria. I fibroblasti nei pazienti con IPF hanno dimostrato di proliferare ed espandersi in modo simile alle cellule neoplastiche in un tumore.

A causa delle tante analogie della IPF con il cancro in relazione ai fibroblasti, il prof. Peters-Golden e il suo team sono giunti a FOXM1, che – come dimostrato dalla ricerca precedente – promuove la crescita delle cellule tumorali. Uno studio della Ohio State University, infatti, nel 2015 ha identificato tre geni che insieme consentono ad una forma letale di cancro al cervello, il glioblastoma multiforme, di ripetersi e progredire dopo la radioterapia: uno di questi è appunto FOXM1.

Il team di ricercatori della Michigan Medicine, creando dei modelli murini, ha esaminato i fibroblasti polmonari dei pazienti con IPF e dei topi (la cui fibrosi era stata provocata da un farmaco tossico): è stato scoperto che entrambi i gruppi avevano avuto un aumento dei livelli di FOXM1.

Il prof. Peters-Golden ha spiegato i meccanismi dello studio: “Dopo aver modificato geneticamente i topi per eliminare il gene FOXM1 dai fibroblasti fibrotici, abbiamo somministrato un farmaco tossico che causa la fibrosi e il risultato è stato che i topi erano sostanzialmente protetti. Questo ci ha mostrato che FOXM1 nei fibroblasti era importante per il processo di fibrosi”. Successivamente, dopo aver somministrato ai topi non affetti la siomicina, un composto sperimentale progettato per bloccare FOXM1, il team ha osservato che il farmaco previene la fibrosi in vivo. “Quando abbiamo bloccato FOXM1, sia con il farmaco che con l’approccio genetico, abbiamo ridotto l’accumulo di fibroblasti e diminuito la produzione di proteine cicatriziali, indicando che l’eccesso di FOXM1 sembrava contribuire al cattivo comportamento dei fibroblasti”, ha affermato Peters-Golden.

Dato che la siomicina non è approvata per l’uso negli esseri umani, si sta lavorando per sviluppare farmaci per bloccare l’iperattività di FOXM1 nelle cellule tumorali. Se tali farmaci dimostreranno di essere sicuri negli esseri umani, potrebbero essere testati in studi clinici per la IPF ed eventualmente, in futuro, per altre malattie cicatriziali del polmone e di altri organi. Nella prossima ricerca, il prof. Peters-Golden e il suo team intendono valutare come l’inibizione o l’eliminazione di FOXM1 influenzi i topi con un grado di fibrosi più avanzato.

La statunitense Food and Drug Administration tre anni fa ha approvato i primi farmaci per la IPF, ma tutte le terapie autorizzate hanno solo il potenziale per rallentare la progressione della malattia: non invertono la fibrosi che si è già sviluppata. I farmaci approvati comprendono una varietà di medicinali per il cuore, alcuni antibiotici, la chemioterapia e i gli antinfiammatori. “Sebbene avere a disposizione alcune opzioni di trattamento per la IPF sia senza dubbio un vantaggio – ha concluso Peters-Golden – a mio parere, questi farmaci sono come quando nel baseball si smorza la palla, piuttosto che fare il fuoricampo che tutti noi vogliamo”.

Fonte: OMAR

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IPF, lo smog potrebbe essere una possibile causa https://www.polmoraresicilia.it/2018/06/02/ipf-lo-smog-potrebbe-essere-una-possibile-causa/ Sat, 02 Jun 2018 11:02:40 +0000 https://www.polmoraresicilia.it/?p=3982 L’inquinamento da traffico può avere un ruolo attivo nello sviluppo della fibrosi polmonare idiopatica (IPF). È quanto emerge da un’indagine pubblicata sull’European Respiratory Journal, condotta da ricercatori del Centro Studi Sanità Pubblica dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, Gruppo MultiMedica, in collaborazione con l’Università di Harvard.

Basandosi su oltre 2.000 nuovi casi di malattia registrati in Lombardia fra il 2005 e il 2010, individuati attraverso database sanitari amministrativi, gli studiosi italiani hanno valutato la relazione fra l’insorgenza di IPF e l’esposizione cronica a particolato atmosferico PM10, biossido di azoto e ozono: è emersa un’associazione fra lo sviluppo della patologia e l’aumento nell’aria del biossido di azoto, il gas prodotto dagli scarichi dei motori. Questo lavoro è la prosecuzione di un primo studio epidemiologico, attuato dallo stesso gruppo di ricercatori, che aveva mappato i casi di IPF in Lombardia, pubblicato l’anno scorso su Plos One.

Con circa 19mila pazienti in Italia, la fibrosi polmonare idiopatica è la malattia respiratoria rara più frequente nel nostro Paese. È determinata dalla sostituzione del tessuto polmonare sano con tessuto cicatriziale, come se il polmone innescasse un alterato meccanismo riparativo a uno stimolo esterno, che potrebbe essere, appunto, il caso dell’inquinamento. Colpendo prevalentemente uomini, over 60, fumatori o ex fumatori, i suoi sintomi classici, tosse secca e mancanza di fiato sempre più marcata, vengono spesso confusi con manifestazioni di bronchite cronica. Solo una diagnosi precoce permetterebbe di intervenire con le giuste terapie; purtroppo, la mortalità per fibrosi polmonare idiopatica resta tutt’ora più alta di quella legata a molti tumori. I meccanismi che portano alla formazione di IPF non sono ancora completamente conosciuti, ma si ritiene siano coinvolti sia fattori genetici che ambientali.

“Il nostro studio, per la prima volta, mostra che lo smog è associato all’insorgenza di fibrosi polmonare idiopatica”, affermano Sergio Harari, direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, e Giancarlo Cesana, direttore del Centro Studi Sanità Pubblica dell’Università di Milano-Bicocca.

“Abbiamo osservato – prosegue Harari – come i soggetti esposti a una concentrazione più alta di biossido di azoto abbiano un rischio maggiore di sviluppare IPF. Mentre per PM10 e ozono non sono emerse associazioni significative, i dati hanno evidenziato che se il livello di esposizione cronica al biossido di azoto si alza di 10 microgrammi per metro cubo, l’incidenza di fibrosi polmonare idiopatica aumenta tra il 4,25 per cento e l’8,41 per cento, ed è ancora più elevata se i livelli di biossido di azoto superano i 40 microgrammi per metro cubo”.

“Studi precedenti avevano evidenziato come l’incremento di biossido di azoto e ozono si associ a un peggioramento della malattia, e come l’esposizione a PM10 si associ a un aumento della mortalità e della perdita di funzionalità respiratoria”, spiega Giancarlo Cesana. “Tuttavia, la relazione tra esposizione cronica all’inquinamento atmosferico e incidenza di IPF non era mai stata indagata prima. La Lombardia rappresenta un contesto molto interessante per studiare questa possibile associazione, poiché la conformazione della valle padana in generale, e di questa regione in particolare, favorisce il ristagno degli inquinanti atmosferici portando a un elevato livello di inquinamento con concentrazioni variabili da zona a zona”.

“In sintesi, lo studio suggerisce che l’inquinamento da traffico potrebbe svolgere un ruolo nello sviluppo della fibrosi polmonare idiopatica. Le stime di questa associazione sono marginalmente significative e quindi necessitano di essere confermate tramite ulteriori studi”, concludono i ricercatori.

Fonte: OMAR

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